IL PENSIERO MAGICO DEI BAMBINI
Il mondo dell’infanzia è colmo di animismo.
Dai 2 agli 8 anni i nostri bambini sono guidati dal PENSIERO MAGICO, un espediente psicologico e cognitivo che utilizzano per modellare la realtà, per non averne paura, per conoscerla e per sentirsi al sicuro di fronte a situazioni nuove.E’ una modalità di pensiero che rende i bambini capaci di trasformare un mondo troppo grande e incomprensibile per loro e adattarlo alle loro risorse.Attraverso il pensiero magico i bambini attribuiscono a tutti gli esseri e oggetti le emozioni, le volontà e i pensieri che sperimentano: in questa dimensione il bambino è attivo, è il COSTRUTTORE DELLA SUA STORIA, stabilisce un contatto profondo e creativo con le proprie attitudini e le proprie capacità.Così può succedere che il tappeto del salotto diventa il lago dei coccodrilli, la fatina dei denti vola in cameretta per lasciare un soldino, il cancello si apre con una parola d’ordine…Lasciarsi affascinare dalla IMMAGINAZIONE e dalla FANTASIA dei nostri bambini e salvaguardare la loro creatività animista è una strategia educativa più funzionale alla loro crescita rispetto alla deriva genitoriale che porta a preoccuparsi per le loro costruzioni mentali e la loro inadeguatezza: non sono bugie, non sono artifici strumentalizzati per ingannare i genitori, non sono comportamenti anomali.E’ il loro mondo: sminuirlo o contrastarlo assorbiti dalla aspettativa che siano sintonizzati sui ragionamenti del mondo adulto li priva del loro meraviglioso potere di crearsi una realtà su misura accessibile, accogliente e rassicurante.Il pensiero magico dei bambini si contrappone dunque al pensiero logico degli adulti, permeato di razionalità e di vincoli causali spazio-temporali.E’ solo dopo gli 8 anni che inizia a svilupparsi il pensiero reversibile, che garantisce la graduale capacità di compiere alcune operazioni mentali di ordine spaziale, logico, numerico e l’acquisizione di un certo numero di nozioni che formano la base del pensiero comune.E solo con la preadolescenza e l’adolescenza che si struttura il pensiero formale che favorisce la complessità del ragionamento adulto.Da qui l’importanza vitale del GIOCO, l’essenza stessa dell’infanzia, come sostiene Silvia Vegetti Finzi: “è proprio nel gioco infantile e nella sua capacità di creare un ponte tra fantasia e realtà che ha le sue radici l’arte di vivere e non solo di sopravvivere, col rischio di essere sommersi da una infelicità senza desideri. Riuscire a immaginare la propria vita, a ripensarla e trasformarla seguendo il flusso dei propri desideri più profondi, più veri – come avviene ogni volta che il bambino gioca – rappresenta la spinta interiore più vitale e positiva verso un futuro aperto a tutte le possibilità”.Una buona educazione non può dimenticarsi della fantasia e del tempo per giocare.